Therese Francis

Lettera di Paola Marzoli - Milano

Cara Therese, guardavo con attenzione le tue nuove opere. Davvero interessanti. È un cambiamento ma forse più di definizione del tipo di pittura rispetto a quello che esprime. Trovo una continuità con le tue opere precedenti. Il prosieguo di una ricerca. Vedo le ombre che misteriose partivano dai piedi delle tue seggiole incrociandosi e allargandosi sul pavimento, ad incontrare altre ombre… Un gioco di ombre meno naturalistico e più metafisico. Pensa quanta letteratura è stata fatta domandandosi dell’ombra… e anche in pittura se pensi a De Chirico. E anche in psicoanalisi ricordando tutto il lavoro sull’ombra e sugli incroci di ombre fatto da Jung.

Era già metafisica la tua pittura che, qui lasciando la rappresentazione naturalistica, prende la via della domanda oltre. 

Molto interessante e libero questo tuo sviluppo. 

In quanto alla tecnica, hai trovato le matite di legno e non abbandonarle. La loro secchezza ti permette di approfittare della granulosità della carta per far viaggiare le tue ombre su piccole onde o increspature che più che di mare o di dune del deserto potrebbero essere vibrazioni ondulatorie dell’essere (come il procedere della luce e del suono).

Mi piace molto anche la dizione che usi ‘matite di legno’. La matita di legno non ne so la storia ma è oggetto entusiasmante… varrebbe la pena ricostruirne la storia. Certo più sottili, indagatrici e acute dei carboncini di un tempo…. Questa sottile barretta di grafite rivestita di legno… e perfettamente temperabile. Come il pianoforte di Bach. 

Tantissimo da indagare dunque procedendo per viaggi metafisici ed incroci di ombre… 

buon lavoro
Paola
15.08.2021 Milan